Una settimana di eventi, mostre, concerti e riflessioni con i ragazzi ha celebrato e commemorato i caduti in uno speciale annoversario per San Giorgio della Richinvelda: il centenario dall'inaugurazione del Monumento ai Caduti.
La celebrazione conclusiva è stata la Santa Messa Solenne celebrata dal parroco don Iosif con la presenza delle autorità civili, le rappresentante delle varie associazioni combattentistiche d'arma alla presenza del Senatore Marco Dreosto, segretario della commissione difesa al Senato.
Riportiamo il discorso del Sindaco Michele Leon
per il 4 Novembre e per il Centenario del Monumento ai Caduti
Autorità civili, militari e religiose,
cittadine e cittadini di San Giorgio della Richinvelda,
ragazze e ragazzi, Buongiorno e Benvenuti!
oggi la nostra comunità si ritrova unita in una giornata dal significato profondo e duplice.
Onoriamo i caduti in concomitanza del 4 novembre, Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, e insieme rendiamo omaggio al centenario del nostro Monumento ai Caduti — eretto esattamente cento anni fa per ricordare chi, da questo piccolo lembo di terra friulana, partì verso la grande guerra e non fece più ritorno.
Cento anni fa, nell’invito alla popolazione, si leggeva:
“Nel giorno 4 novembre alle 2.30 pomeridiane, San Giorgio della Richinvelda adempie all’obbligo di gratitudine e di riconoscenza verso i suoi Caduti, inaugurando il Monumento Asilo, a loro ricordo.”
Oggi, a un secolo di distanza, quelle parole risuonano ancora attuali.
Se ci fermiamo in silenzio davanti a questo luogo — un tempo asilo, oggi biblioteca e scuola di musica — sentiamo che il tempo non ha cancellato la loro presenza. Ha trasformato gli spazi, ma non il significato.
Qui vivono, crescono e imparano le nuove generazioni, ed è a loro che mi rivolgo.
Ogni giorno, passando davanti a questo monumento, entrando o uscendo da questi luoghi di conoscenza, vi accompagna una voce silenziosa.
Ogni nome inciso nella pietra è un respiro trattenuto, una speranza interrotta, un sogno che non ha smesso di parlare.
Non ci chiede solo di ricordare, ma di capire:
di capire cosa significò, per quei giovani, lasciare tutto per un ideale di libertà, di Patria, di futuro.
La memoria non è un gesto del passato: è un dovere del presente.
Questo monumento non è soltanto un simbolo di storia: è un luogo dell’anima.
È la nostra coscienza scolpita nella pietra, la testimonianza che un popolo non dimentica chi ha dato la vita perché altri potessero vivere in pace.
E a noi, oggi, spetta un compito altrettanto importante: difendere e costruire la pace.
Viviamo in un tempo in cui tutto corre sui telefoni, sugli schermi, nelle notizie che cambiano ogni minuto.
Ma la pace non si costruisce con la distrazione.
La pace si costruisce con la conoscenza, con il dialogo, con la consapevolezza.
Perché la pace non è un dono, è una conquista quotidiana.
Non è soltanto l’assenza di guerra, ma la presenza di giustizia, di solidarietà, di rispetto.
È un equilibrio fragile, che si tiene in piedi solo se ciascuno di noi sceglie di non avere pregiudizi, ma di cercare la verità, di ascoltare, di comprendere.
Oggi, in un mondo ancora attraversato da conflitti e divisioni, ricordare i nostri caduti significa riaffermare con forza che la guerra non è mai una via, che la violenza non è mai una soluzione.
Il vero coraggio è di chi difende la pace, anche quando costa fatica, anche quando richiede pazienza, anche quando implica rinuncia.
Per questo, insieme ai nostri ragazzi, abbiamo voluto rendere vivo questo centenario: attraverso i disegni, la mostra, la musica, le riflessioni.
Perché la memoria non deve stare ferma in una cerimonia: deve camminare nelle menti e nei cuori dei giovani, ogni anno, ogni giorno.
Ai giovani dico:
la pace che respirate, la libertà che vi sembra naturale, sono frutto di sacrifici immensi.
Non datele mai per scontate. Dietro ogni diritto, c’è una vita spesa per conquistarlo.
E un popolo che dimentica diventa fragile, perde la direzione, smarrisce la propria anima.
Ai genitori rivolgo un accorato appello:
accompagnate i vostri figli in questo percorso di memoria e di significato.
Raccontate loro cosa rappresentano queste commemorazioni, portateli a Redipuglia, davanti a quei nomi incisi nella pietra.
Fate comprendere loro che dietro ciascuno di quei nomi c’è una vita, un sogno, un sacrificio.
Dietro a ogni “Presente” pronunciato c’è stato un senso di dovere, di appartenenza, di amore per la Patria.
E in molti luoghi del mondo, ancora oggi, quella parola — Presente — si dice davvero, davanti alla guerra, davanti alla paura.
Facciamo allora sentire ai nostri bambini e ai nostri ragazzi il valore profondo del rispetto, dell’amore per la bandiera, per i caduti, per quella pace e libertà che ci sono state donate a prezzo del sangue. Facciamo sventolare il tricolore nelle nostre case, insegniamo ai nostri figli il suo vero significato:
il rispetto per le istituzioni, per il lavoro, per il sacrificio di chi serve la Patria — in guerra, nelle missioni di pace, nella vita civile di ogni giorno.
Oggi più che mai, abbiamo bisogno di speranza.
Speranza non è attendere che cambi il vento, ma accendere una fiamma insieme, una fiamma che tenga viva la memoria e illumini il futuro.
Perché il rispetto, la libertà, la pace non devono restare parole, ma diventare gesti quotidiani, scelte di vita.
E allora, davanti a questo monumento che da cento anni veglia sulla nostra comunità, rinnoviamo un impegno:
essere cittadini consapevoli, custodi della libertà, costruttori di pace.
Rinnoviamo il rispetto per le Forze Armate, che ogni giorno servono il Paese con dedizione e sacrificio, garantendo sicurezza e democrazia.
E rinnoviamo la nostra gratitudine verso chi ci ha consegnato, con il sangue e il coraggio, un’Italia unita, libera e giusta.
San Giorgio della Richinvelda, oggi come allora, non dimentica.
Da questo piccolo comune, da questo monumento di pietra e memoria, si leva un messaggio che attraversa il tempo:
La pace è il volto più nobile della libertà.
E la libertà è il dono più prezioso che possiamo lasciare ai nostri figli.
Che il silenzio di questi nomi continui a parlarci,
che la memoria dei caduti ispiri ogni nostra azione,
e che da questo giorno nasca, per tutti, un rinnovato impegno a costruire un futuro di rispetto, di unità e di pace.
Michele Leon
Sindaco di San Giorgio della Richinvelda