Il nome rende la frazione famosa in tutto il mondo per l’associazione immediata al vivaismo viticolo. Infatti, è riconosciuta quale capitale mondiale della barbatella*. L’economia della frazione gravita quasi totalmente sul vivaismo e sulla viticoltura che nella frazione hanno raggiunto livelli di eccellenza.
In evidenza: Rauscedo ha dato i natali a due pittori di fama nazionale, Angiolo D’Andrea e Jacopo D’Andrea, le cui presenze sono ancora riconoscibili nelle rispettive case ricche di abbellimento e di stile.
L’economia della frazione gravita su numerose cooperative che vantano oltre settant’anni di storia.
L’ambiente è caratterizzato dalla presenza dei sassi bianchi lasciati dal passaggio del fiume Meduna che definisce anche il confine della frazione e del Comune.
Passeggiando per Rauscedo si può scoprire secondo le stagioni, la lavorazione delle barbatelle e scorci inediti.
Note sulla Chiesa Parrocchiale: la neoclassica chiesa parrocchiale ottocentesca di S. Maria e S. Giuseppe fu costruita negli anni 1845 – 1850, in sostituzione della più antica chiesa di S. Maria, un tempo presente nell’attuale cimitero di borgo Meduna, su progetto dell’architetto veneziano Francesco Lazzari.
Del Lazzari è anche il progetto delle spalliere e inginocchiatoi lignei del coro ed il disegno dell’altare maggiore. La parrocchiale di Rauscedo, secondo il Bergamini, ricorda la parte centrale del progetto, sempre del 1845, per una nuova facciata dell’Accademia di Venezia.
L’ottocentesco tabernacolo e altare di S. Giuseppe provengono dall’antica chiesa di S. Maria. L’acquasantiera ornata da cherubini ed il lavabo in pietra della sacrestia sono databili al sec. XVII.
La chiesa conserva alcuni pregevoli dipinti, fra i quali spicca (lato destro) la seicentesca pala dell’Incoronazione della Vergine, proprietà dell’Accademia di Belle Arti di Venezia e di cui Rauscedo ha il diritto di custodia, acquisito in seguito alle disposizioni date dal pittore Jacopo D’Andrea che la restaurò. Il dipinto, in precedenza attribuito a Palma il Giovane o alla sua bottega e probabilmente identificato con la dispersa Assunzione della Vergine un tempo conservata nella chiesa dei Ss. Giovanni e Paolo di Venezia, è stato recentemente attribuito al pittore Matteo Ingoli (Ravenna, 1585 – 1631).
Sullo stesso lato ma rivolto all’altare maggiore la Natività di Angiolo D’Andrea (Rauscedo, 1880 - 1942) ; tela un tempo adoperata come sfondo scenografico per il presepe allestito all’interno della chiesa .
Il dipinto a olio inserito nell’altare di S. Giuseppe (lato sinistro), raffigura il Transito di S. Giuseppe da alcuni attribuito al pordenonese Michelangelo Grigoletti (sec. XIX), mentre da altri a Luigi Nono. Sempre sullo stesso lato, rivolto all’altare maggiore, un dipinto raffigurante la Madonna con il Bambino tra le Sante Barbara e Lucia, attribuibile ad un pittore locale del primo Seicento.
Della fine sec. XIX è anche l’affresco del soffitto con l’Assunzione della Madonna, di ispirazione tizianesca e secondo tradizione orale attribuita ad un pittore pordenonese.
Più recenti i dipinti dell’altare maggiore: una Crocifissione, olio su tela del 1976 dipinto da don Giuseppe Pellarin di Zoppola e l’Annunciazione del veneto Antonio Boatto (1980).
Nei primi due altari laterali sono collocate le statue lignee della Madonna del Rosario fra i Santi Domenico e Caterina da Siena (1903) e di Sant’Antonio da Padova (1926).
* Barbatella: piantina di vite (Vitis Vinifera) ottenuta dall'innesto al banco di vite americana con vite europea. L'innesto è stato necessario dopo l'arrivo verso la metà dell'ottocento in Europa della Fillossera (Philloxera Vastratix o Viteus Eufoli). Questo insetto determina sulla vite europea un danno a livello radicale con formazione di galle nodose e conseguente perdita di capacità assorbente e a livello fogliare, dove compaiono galle che erompono verso la pagina inferiore provocando una superficie nodosa ed irregolare. Il danno sostanziale è quindi quello a livello radicale che porta alla morte della pianta. La vite americana, costretta a convivere con la fillossera già presente da secoli in America, è diventata resistente a tale danno, quindi con la tecnica dell'innesto si è risolto tale problema e si sono avuti anche ulteriori vantaggi, quali la standardizzazione del vigneto.