In evidenza: il villaggio di Domanins è documentato per la prima volta, nel 1123 quando alcune terre della "villa Dominik" sono lasciate dal duca Enrico IV di Carinzia all’abbazia di St. Paul in Lavanttal. Suggestiva è la villa Spilimbergo-Spanio*, vecchia fortificazione trasformata in palazzo dopo il XVII secolo, che la barchessa annessa ed i giardini costituivano parte della proprietà degli Spilimbergo. Degna di nota è la cappella gentilizia annessa dedicata a Santa Eurosia, protettrice delle campagne.
Le attività culturali attuali della frazione gravitano su numerose associazioni che tengono viva la comunità con attività e proposte tra le quali si ricorda la festa del donatore e la sagra di San Michele Arcangelo.
Note storiche sulla chiesa parrocchiale: la Chiesa di San Michele a Domanins fu costruita tra il 1841 e il 1845 su progetto dell'illustre spilimberghese Giovanni Battista Cavedalis (1794-1858). Essa è caratterizzata da una facciata fortemente riquadrata in senso verticale ed orizzontale da lesene e cornicioni e mossa, sul piano luministico, da nicchie e specchiature. Piacevole anche la terminazione con il frontone cieco, raccordato agli angoli della chiesa da due strutture murarie terminanti con pinnacoletti.
All'interno, datata 1595, è la bella pala con S. Valentino benedicente, devoti e processione della Confraternita del pordenonese Gasparo Narvesa (1558-1639).
Di difficile attribuzione è il dipinto secentesco con l'Annunciazione, assegnabile ad un pittore della metà del Seicento. A scuola friulana della fine del Seicento (o del primissimo Settecento) va attribuito anche il dipinto con la Madonna del Rosario, S. Domenico e S. Caterina.
L'altar maggiore (1787) va assegnato a Giuseppe Mattiussi, esponente di un'attiva famiglia di scultori e altaristi udinesi.
Il massiccio fonte battesimale, del secolo XV, assomma tutti i motivi ornamentali dalla catena alla base, al fiore con quattro petali nel dado, alle ampie svasature della coppa che apre la strada a prodotti di simile gusto, l'acquasantiera e il fonte battesimale della chiesa di S. Giorgio, l'acquasantiera di Cosa e di Rauscedo.
Frutto della scuola della Valgardena sembrano il San Michele Arcangelo (di Valentino Somavilla di Ortisei, ca. 1920) ed il S. Valentino, mentre a Giuseppe Scalambrin di Fossalta (1886 – 1967) si deve l'Immacolata (ca. 1935).
Altre opere più recenti abbelliscono il luogo di culto: un Crocifisso in ceramica (1980) di Antonio Boatto e le stazioni della Via Crucis in ceramica (1981) di Italo Costantini.